Calcio – Intervista a Cristian Stellini: “La mia vita ricomincia con i Survivor”
5 min read
Intervista con l’ex calciatore e collaboratore tecnico di Antonio Conte, condannato per lo scandalo calcioscommesse ma determinato più che mai a far valere la sua verità: “Ho visto molta ingordigia mediatica. Non è il momento ancora di liberare il mio dolore ma il presente mi porta solo a lavorare su me stesso per tornare ad essere sereno come una volta”.
Cristian Stellini è determinato più come mai, proprio come quando duellava sui campi di calcio con attaccanti di diverse categorie: dalla Serie C alla A, per lui era lo stesso.
Una carriera da calciatore di tutto rispetto, con grandi soddisfazioni e cocenti delusioni per lui, poi la nuova vita in panchina al fianco dell’emergente Antonio Conte, seguito dai tempi di Siena fino a quelli dello scudetto juventino.
Il buio per l’inchiesta di Bari sul filone dello scandalo calcioscommesse, la condanna, la squalifica, una macchia indelebile, i difficili momenti personali e l’addio al mondo del calcio.
Ma Stellini non ci sta, e non abbandonerà il campo fino a quando non avrà fatto valere la sua verità.
A Sport In Condotta.it ci ha parlato di tutto, dalle emozioni dei tempi di Como a quelli del Genoa: passando per i suoi nuovi progetti attuali, molto incentrati sul sociale.
Cristian Stellini, si può dire davvero che lei è sempre stato un fedelissimo delle sue squadre: 110 presenze a Terni, 100 nel Como, 95 col Genoa e 66 a Bari. Ci svela il segreto?
“Diciamo che sono stato fortunato nella mia carriera e che vincendo abbastanza, le squadre si tende a mantenerle sempre intatte: d’altronde, squadra che vince non si cambia! Inoltre ho fatto parte di gruppi da cui era difficile separarsi, in quanto quando ottieni i risultati ti affezioni di più alle persone e agli ambienti in cui lavori”.
Como ha rappresentato il suo primo vero trampolino verso l’alto? Che ricordi porta dentro di quell’esperienza culminata col doppio salto dalla C1 alla A? Si poteva fare meglio nella massima serie?
“Beh in effetti è stata la mia consacrazione nella serie cadetta ed inoltre ho avuto l’onore di essere il capitano del Como in Serie A anche se poi quella stagione non andò bene. Ma quando si arriva da un doppio salto non è facile avere la forza di resistere per molto tempo nella Serie A, vedi noi retrocessi il primo anno e il Modena il secondo. Mi è rimasto il ricordo di un’ambiente accogliente e familiare: con alcuni compagni ho un legame fortissimo di amicizia e dei quali ho un grande ricordo come Brevi, Bega, Colacone e Brunner! In più ho avuto la fortuna di conoscere due ottimi allenatori come Dominissini e il mitico Fascetti”.
Genova e il Genoa: diciamolo, le piace soffrire?
“Il Genoa è stata un’esperienza fortissima fatta di grandi gioie e di alcuni dolori fortissimi, che però mi hanno aiutato a legarmi ad un ambiente come quello del Genoa che vive in modo forte il suo legame con la squadra. E quando tu capisci questo non ti puoi più separare da quei colori te li porti sempre con te! Le due promozioni consecutive sono le emozioni più forti che ho provato in carriera”.
Chiusa la carriera di calciatore, come è iniziata la collaborazione con Antonio Conte?
“Dopo essere stato suo calciatore i nostri rapporti non si sono mai interrotti e grazie al direttore Perinetti abbiamo iniziato a collaborare. Oltre che una scelta di mister Conte, fu anche il direttore a chiedermi di andare a Siena. Uso alcuni aggettivi per descrivere l’allenatore: meticoloso, innovativo, stacanovista ed esigente. Umile, disponibile e introverso come uomo”.
Lo scandalo calcioscommesse ha chiuso anzitempo la sua avventura a Torino: rimorsi?
“Quello è un grande rimpianto, non un rimorso perché mi duole aver lasciato quel ruolo, ma ciò che ha generato la mia scelta non mi pesa sulla coscienza in quanto mai è poi mai avrei immaginato di vedere il mi nome accostato al mondo delle scommesse. Se tornassi indietro non potrei cambiare nulla di ciò che ho fatto, in quanto nulla ho fatto per tradire i miei valori che sono ancora saldi e che mi danno la forza per guardare al futuro con un po’ di speranza”.
C’è qualcosa che le ha dato più fastidio di quella storia?
“Molte cose mi hanno dato fastidio e ancora oggi molte cose fanno si che le mie cicatrici continuino a sanguinare. Non è il momento ancora di liberare il mio dolore, ma il presente mi porta solo a lavorare su me stesso per essere sempre migliore come persona e tornare ad essere sereno come una volta”.
Oggi lo Stellini uomo come si sente?
“Oggi sono sicuramente cambiato e molto meno aperto rispetto al passato, forse un po’ diffidente verso il prossimo e verso alcune istituzioni che nelle quali non mi riconosco. Ho visto molta ingordigia mediatica che si trasforma in servilismo quando cambiano le persone e le loro forze . Si usano sempre piu politiche di convenienza trascurando la propria dignità. Io a questo non rinuncio”.
Riparliamo di cose belle: di cosa si occupa oggi? Ci parli del suo nuovo progetto e cosa comporta.
“Oggi mi occupo di una squadra di profughi e aiuto l’associazione che si occupa di loro! I Survivor sono la mia squadra e mi adopero perché questi ragazzi possano sentirsi a loro agio in un gruppo e riconoscersi attraverso un obiettivo sportivo. Tra l’altro abbiamo vinto il balon Mundial a Torino, che è una competizione di squadre amatoriali di varie nazioni formate da tutti gli stranieri di Torino. Una bella soddisfazione per tutti. Inoltre cercò di studiare per essere sempre aggiornato e pronto per quando mi capiterà una situazione lavorativa nuova”.
Ha un sogno del cassetto per il suo futuro?
“Sogni nel cassetto? Si ne ho uno: vorrei che la mia famiglia, che mi ha aiutato molto, tornasse ad avere il Cristian di sempre perché in questa storia si è un po’ perso, sprecando troppe energie per reagire alle difficoltà e lottando contro l’immagine di una persona che non è mai esistita”.
In conclusione Stellini, lei crede ancora in un calcio pulito?
“Si fortemente. E mi auguro che gli sforzi fatti in questo periodo dalle procure e dal calcio stesso servano a creare un sistema impenetrabile, attraverso, ad esempio, ad una Procura Federale più attiva nella prevenzione di certi fatti, e più attenta nel giudicare in modo coscienzioso le diverse situazioni”.