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Calcio – Polemica tra Sky Sport ed il Napoli

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Il responsabile alla comunicazione azzurra risponde alla giornalista D’Amico, dopo l’accusa di non rispettare gli accordi per le interviste post partita.

 

Si accende la polemica a distanza tra il Napoli e la redazione di Sky Sport, nello specifico con la giornalista Ilaria D’Amico.

Il fatto è avvenuto sabato sera, al termine dell’anticipo della 3° giornata di Serie A, Napoli-Atalanta 2-0.

Nelle consuete interviste post partita, la giornalista D’Amico, come accade sempre e non solo per Sky Sport, sfora un po’ troppo nel dialogo col tecnico azzurro Rafa Benitez e così Nicola Lombardo, responsabile alla comunicazione del Napoli, lo porta via.

Monta subito la polemica, con la D’Amico che accusa il Napoli di non rispettare i termini d’accordo previsti nel contratto.

Questa mattina, dopo qualche ora di riflessione, è arrivata la risposta ufficiale dello stesso dirigente campano, Lombardo, con questa nota:

La SSC Napoli, che io rappresento nella parte della Comunicazione, ha sempre rispettato pienamente le regole imposte dagli accordi per le interviste, ma esige che lo stesso facciano i broadcasters nei suoi confronti. Che Sky permetta che una sua giornalista, in diretta televisiva, critichi l’operato di una società, senza nemmeno verificarne le motivazioni, è qualcosa di incredibile.

Gli allenatori, al termine delle partite, devono sostenere una raffica di interviste obbligatorie. L’elenco è scandito da regole ferree, che impongono agli Uffici Comunicazione delle società di portare gli allenatori nell’ordine a: Sky, Mediaset, Rai, a volte Cielo e altri canali che abbiano preso i diritti, Radio Rai e infine, buoni ultimi, ai giornalisti della carta stampata nella classica conferenza stampa. Un’operazione che dura tra i 55 e i 70 minuti.

Nello specifico, Sky, avendo pagato di più di altri i diritti per la trasmissione degli eventi, può obbligare il Benitez di turno a stare fino a 30 minuti di fronte alle telecamere. Nel senso che l’intervistato deve aspettare qualsiasi loro esigenza. Deve aspettare se viene data la parola ad altri allenatori, ai commentatori, a chiunque la regia ritenga opportuno. E’ nelle regole. All’interno di questi 30 minuti, l’intervista deve durare al massimo 7 minuti.

Quando comincia, come è successo sabato, il responsabile della Comunicazione controlla i tempi. Come lo fa? Affidandosi a un “cronometrista” della Lega Calcio, sempre al suo fianco. “Mancano 3 minuti, ne mancano 2, ultimo minuto”. A quel punto, quando la Lega dice che manca un minuto o 30 secondi, si chiede a Sky (o a Mediaset o alla Rai) di stringere, cioè di arrivare al termine della loro intervista in diretta senza sforare troppo nei tempi. Ovviamente, se sono passati i 7 minuti e Benitez sta ancora parlando, nessuno irrompe nella diretta e lo porta via. Si lascia che l’intervista si concluda, anche se questa abbia sforato i 7 minuti.

Ma spesso avviene qualcosa di diverso: l’intervista ha superato i 7 minuti, la produzione del canale lo sa, la Lega lo ha certificato, il giornalista che intervista ne è perfettamente al corrente, e, nonostante ciò, dallo “studio” si continua a fare domande, superando abbondantemente i tempi previsti.

Veniamo a quanto è successo ieri. Io non so quanto sia durata l’intervista a Benitez perché  il conto del tempo  lo fa il responsabile della Lega. Sono intervenuto portando via Benitez, in modo educato e limitandomi a dire che il tempo era scaduto, su segnalazione della Lega che mi ha indicato che i 7 minuti erano abbondantemente passati.

Nessuna scorrettezza da parte nostra. Un problema analogo è accaduto con Mediaset subito dopo. Al termine dell’intervista di Benitez, durata certamente più dei 7 minuti previsti, dopo che l’allenatore aveva salutato, Mediaset ha messo in onda un collegamento a sorpresa con il giornalista Pardo e un calciatore.

Il mio atteggiamento è stato ancora più fermo che nei confronti di Sky. A questo punto chiediamo alla Lega Calcio che ci rappresenta e che deve essere arbitro di quanto succede nei pre e nei post partita, di essere vigile sul rispetto delle regole da parte dei broadcasters e di prendere i necessari provvedimenti in caso di mancato rispetto delle regole. Le televisioni contribuiscono parzialmente a creare economia nel calcio, ma senza l’economia che il calcio produce  per le stesse pay tv, queste non esisterebbero.    
Nicola Lombardo

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