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C’era una volta in Formula Uno… Stati Uniti (PARTE 1)

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Mario Andretti e Jacky Ickx

 
Può capitare che nel tentativo di fare una buona impressione si finisca per strafare deludendo chi volevamo colpire: è un po’ questa l’impressione che si ha pensando al tribolato rapporto tra la Formula Uno e gli Stati Uniti d’America

Un rapporto difficile, sopratutto incostante; probabilmente troppo distante è la filosofia che anima il Circus, luogo della massima ricerca tecnica condotta originariamente da artigianali costruttori europei, rispetto allo spirito che pervade le manifestazioni sportive americane, dove lo show e il divertimento di vi chi assiste è anteposto a qualsiasi regolamento tecnico.

Una volta sbarcati negli USA, nel 1959, i bolidi di F1 hanno percorso strade del tutto particolari pur di farsi ammirare dagli spettatori del Nuovo Mondo: per esempio a Riverside hanno sfrecciato in scenari degni di un western di John Ford; poi hanno rombato facendo vibrare i grattacieli di Detroit e le palme di Long Beach; hanno sgommato nel piazzale del Caesar Palace, il celebre albergo-casinò di Las Vegas; e per finire i bolidi si sono permessi di percorrere una curva sopraelevata del tempio motoristico a stelle e strisce, Indianapolis, in senso opposto a quello tradizionale della 500 Miglia.

In totale sono stati 10 i circuiti americani, per lo più tracciati estemporanei dai disegni bizzarri e situati in scenari pittoreschi, che hanno ospitato almeno un’edizione del Mondiale. Agli albori della Formula Uno il GP coincideva invece con la mitica 500 Miglia di Indianapolis, abbandonata dal Circus nel 1961.

Nonostante tutto questo il Mondiale di F1 non è mai stato una presenza fissa negli Stati Uniti. Quest’anno il Circus tornerà per la seconda volta ad Austin (Texas), dove è finalmente sorto un autodromo di stampo tradizionale ma che vuole mantenere alto il livello di spettacolarità delle corse.

Vedremo allora se il nuovissimo Circuito delle Americhe diverrà un appuntamento stabile nel calendario F1, o se invece l’America resterà ancora una nuova frontiera da conquistare.

 
1960 – Circuito di Riverside

Un giro di pista sul Riverside International Raceway, situato in California in uno scenario da film western.
(Durata 01:45)


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1978 – Circuito di Long Beach

Patrick Depailler, in uno splendido Camera car, è alle prese con questa pista occasionale, disegnata nella zona marittima della cittadina californiana.
(Durata 03:34)


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1984 – Circuito di Dallas

Nigel Mansell, dopo aver primeggiato per buona parte della corsa, all’ultimo giro si ferma per un guasto, a pochi metri dal traguardo. Nonostante la fatica e il caldo torrido il Leone d’Inghilterra cercò di spingere eroicamente la sua Lotus oltre il traguardo cercando di classificarsi, salvo poi cadere a terra, esausto.
(Durata 00:21)


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2005 – Circuito di Indianapolis

Una delle pagine peggiori della F1: le 14 vetture gommate Michelin non parteciparono alla corsa per i gravi problemi riscontrati nelle giornate di prove sulle coperture francesi, durante la percorrenza della curva parabolica. Incredibilmente il GP fu una disputa tra le due Ferrari, “scortate” dalle poco competitive Minardi e Jordan: le uniche 3 scuderie gommate Bridgestone.
(Durata 02:04)

 
Gran Premio degli Stati Uniti d’America 2013: domenica 17 novembre alle ore 20:00 italiane
 
Francesco Bagini
formula.francesco@tiscali.it

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