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LA VOCE DELLA PASSIONE

La lezione che arriva dal Giappone

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Suzuka – GIAPPONE. Domenica scorsa si è corsa la 28^ edizione del Gran Premio del Giappone di Formula Uno

 
Non c’è che dire, il fine settimana del Gran Premio del Giappone ha fatto proprio bene al Circus della Formula Uno.
Questo sofisticato ed ermetico sport, nel paese del Sol levante si è ritrovato circondato da un atmosfera di festa, elettrizzante.

Protagonista è stato l’inimitabile pubblico giapponese.
Uomini ma anche tantissime donne e bambini, che hanno vissuto intensamente le emozioni del week end di gara. Tutti quanti hanno ricordato al Circus e ai suoi telespettatori dispersi in ogni angolo del mondo, che la Formula Uno resta uno sport e da vivere come tale, al di là del business, degli interessi politici, delle tensioni tra scuderie, piloti e tifoserie avversarie.

A fine gara sul podio ha premiato i piloti anche il tenore spagnolo Placido Domingo. Ecco, a Suzuka tutti i concorrenti sono stati accolti da una folla che li ha considerati come degli artisti, personaggi illustri a prescindere dai loro risultati o dalla loro posizione in classifica. Si è respirata una sorta di venerazione per il mestiere che questi pazzi del volante fanno, dal primo all’ultimo.

Una passione collettiva, che non si è estremizzata concentrandosi su di una particolare scuderia o su un determinato pilota; un sostegno trasversale, ben raffigurato dalla gran varietà di colori che spiccavano sulle tribune inquadrate dalle telecamere.

E poi il merchandising di Suzuka è il più originale che si possa trovare sui circuiti: magliette, caschi e tute riprodotti fedelmente e in modo artigianale; elementi di monoposto portati in testa, ma anche indumenti e accessori della tradizione nipponica colorati come le livree delle varie squadre: un curioso senso della tradizione applicato a uno sport universale come è la Formula Uno.

Striscioni fantasiosi ma anche curati nei minimi dettagli, come fossero ideogrammi, capaci di far sorridere, come quelli raffiguranti Roscoe, il cane di Lewis Hamilton; o di suscitare affetto come le scritte in ricordo di Maria de Villota, la sfortunata tester della Marussia deceduta venerdì scorso.

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Simpatica originalità dei tifosi giapponesi che riproducono alcuni oggetti del mondo dei gran premi

 
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I copricapo con vere e proprie sculture sono un classico dell’autodromo di Suzuka, tanto quanto le sciarpe coi colori del cuore negli stadi di calcio italiani

 
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In Giappone sorprende sempre l’affluenza di pubblico femminile

 
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Supporter Red Bull in lattina…

 
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Scritte in memoria di Maria de Villota (1980 – 2013)

 
I fan della Formula Uno giapponesi hanno dimostrato anche una memoria storica e un senso di riconoscimento fuori dal comune, sopratutto se si considerano autodromi o stadi nostrani: un’accurata esposizione di vetture di F1 motorizzate Honda intratteneva i tifosi alle spalle della tribuna centrale; striscioni che volevano il ritorno in pista di Taki Inoue, meteora locale della F1 di metà anni ’90; e non ci si è dimenticati nemmeno del nostro Jarno Trulli che anni fa portò in alto i colori della Toyota: l’affettuoso striscione “Jarno: ti vogliamo bene” non si troverebbe nemmeno a Monza

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C’è chi non dimentica Michael Schumacher…

 
Formula One World Championship
…chi incoraggio Alonso e chi vorrebbe rivedere in azione Giancarlo Fisichella

 
I piloti e i loro addetti stampa sono sembrati quasi frastornati; la loro proverbiale riservatezza è stata messa a dura prova di fronte al calore e all’ironia di un popolo che, tra l’altro, vede la Formula Uno insediarsi da quelle parti in poche occasioni durante la stagione.
Probabilmente il fuso orario favorisce la diffusione delle gare in TV, poiché in Giappone i Gran Premi europei pomeridiani, scattano in prima serata.

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25 anni di matrimonio tra la F1 e il circuito di Suzuka: i commissari di pista hanno deciso di celebrare l’anniversario costringendo la Safety car ad un bizzarro pit stop…

 
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La modella nipponica Jessica Michibata, fidanzata di Jenson Button, con il pupazzo di Bernie Ecclestone, il potente boss della F1

 
Ma la festosità coinvolgente, colorata e scanzonata è stata messa da parte nel momento del dovere, in pieno stile nipponico.

I commissari di pista infatti, oltre a grande abilità, hanno mostrato un certo coraggio nel catapultarsi in pista per prestare soccorso ai piloti.
Come capitato nelle prove di venerdì, quando la Williams di Maldonado ha perso una ruota e i marshalls si sono precipitati in pista prontamente, con il pneumatico che ancora rotolava nella via di fuga.

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I commissari di Suzuka in azione durante le prove libere

 
Altro episodio vissuto con ordine e compostezza sorprendenti è avvenuto a 15 minuti dal via della corsa.

Ad ogni Gran Premio viene omaggiato il paese ospitante suonando l’inno nazionale un quarto d’ora prima del semaforo verde.
A volte la tensione della partenza, il tifo o il caos degli ultimi spettatori che affannosamente guadagnano gli spalti, fanno si che questo momento celebrativo venga quasi ignorato.

Domenica invece con una toccante solennità, i bizzarri copricapi sono stati immediatamente calati appena le note dell’inno nazionale giapponese hanno risuonato per l’autodromo.

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La ruota panoramica dell’autodromo di Suzuka

 
Una volta tagliato il traguardo il vincitore Sebastian Vettel non si è certo chiesto quanti fischi avrebbe ricevuto sul podio per l’ennesimo scontato trionfo, come invece avvenuto di recente.

Già poco prima della partenza infatti, proprio sulla tribuna principale, era stato srotolato un mega striscione con la scritta “We love Seb!“; addirittura gli spettatori della stessa postazione hanno atteso il vincitore ben oltre la fine della cerimonia di premiazione: è infatti rituale per i vincitori dei GP fare la foto di gruppo con la squadra e il trofeo, una volta ultimate le interviste e i festeggiamenti nei box. Alcuni fan non hanno voluto mancare nemmeno a questo siparietto, aspettando sulla grande tribuna di fronte alla pit lane, avvolti ormai dalle tenebre.

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La gara è ormai conclusa da ore ma Sebastian Vettel ha ancora tifosi da salutare

 
In un periodo in cui in Italia vengono chiuse le curve per cori incivili tra tifoserie, la cornice di pubblico di Suzuka ha offerto veramente cose… dell’altro estremo del mondo!

Probabilmente tali differenze sono effetto di una cultura lontana da quella occidentale capace di mostrare le sue peculiarità anche nel mondo dello sport.

Gli spettatori domenica hanno dato una lezione di come andrebbe vissuto un evento sportivo, in modo aggregante, godendosi lo spettacolo ridendo e sorridendo della Formula Uno senza per questo smettere di amarla, con la giusta leggerezza, liberi dal bisogno di dissacrare e idolatrare.

 
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Drivers puppet
 
Francesco Bagini
formula.francesco@tiscali.it

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