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TALENT LOST – Ciriaco Sforza, l’uomo in meno dell’Inter

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Uno dei tanti investimenti di Moratti in nerazzurro, arrivato in pompa magna, e capace di fallire dopo solo una stagione.

 

Definitosi come “nuovo Matthaeus” nel giorno della sua presentazione ufficiale all’Inter nell’estate 1996, Ciriaco Sforza, col senno di poi, non si è neanche avvicinato al paragone col campione tedesco.

Nazionale svizzero, nato a Wohlen il 2 Marzo 1970, e ruolo centrocampista, inizia la sua carriera nel settore giovanile della squadra della sua città, per poi spiccare il volo verso il ben più quotato club dell’Aarau nel 1989.

Gli basta 1 sola stagione per essere adocchiato e poi acquistato dal Grasshoppers, nel quale resta per 3 campionati collezionando 75 presenze (con 7 gol) ed il titolo elvetico ’90/’91.

In quello stesso anno fa il suo esordio con la maglia della Svizzera ed entra nel giro del grande calcio.

Approda quindi nella Bundesliga, preso dal Kaiserslautern con cui si conferma un elemento fondamentale, tanto da vincere il premio di calciatore svizzero dell’anno 1993.

Nell’estate 1995 il glorioso Bayern Monaco fa carte false per acquistarlo, e così vi riesce: all’esordio vince la Coppa UEFA ed in stagione raccoglie 30 presenze coi bavaresi.

Ciriaco Sforza of Inter Milan in action   Dopo solo 1 stagione al Bayern, i dirigenti dell’Inter convincono i colleghi  tedeschi con un’offerta da 6 miliardi delle vecchie lire: così Sforza prende la strada di Milano e raggiunge i nerazzurri, guadagnandosi anche il ruolo di acquisto più importante.

È l’Inter di Roy Hodgson, composto da Youri Djorkaeff, un giovanissimo Javier Zanetti, Kanu, Paul Ince, Pagliuca, Maurizio Ganz ed Aaron Winter.

Sforza arriva per illuminare il centrocampo, ed il suo esordio in Serie A si registra coi fiocchi: gol decisivo nel successo alla 1° giornata contro l’Udinese allo stadio “Friuli”.

L’inizio di un grande binomio? Macchè….

Passano i mesi e nascono le prime incomprensioni tecnico-tattiche con mister Hodgson, alcuni litigi col compagno di reparto Ince (i due giocavano nello stesso ruolo) ed ecco arrivare le panchine.

L’Inter arrivò comunque in finale di Coppa Uefa ma perse contro lo Schalke 04 ai calci di rigore davanti al pubblico del “Meazza” di Milano: dopo quel doloroso ko, il tecnico Hodgson rassegnò le dimissioni perché sfiduciato dallo spogliatoio (plateale il litigio con Zanetti proprio nella finale di San Siro).

Lo svizzero raccoglie solo 26 presenze in A, ma verso il termine del campionato dice: “Il vero Sforza si vedrà tra 1 anno, sempre che l’Inter mi tenga”.

Ecco, l’Inter non lo tiene e lo cede subito a quel Kaiserslautern con cui iniziò l’ascesa nel grande calcio.

Il ritorno in Bundesliga rigenera Sforza, che vince lo scudetto 1997/1998.

Nel 2000 un altro ritorno al passato, col trasferimento al Bayern Monaco (una carriera a ritroso…) con cui vince un’altra Bundesliga condita anche da Champions League e Coppa Intercontinentale.

Nell’estate 2002 il 3° ed ultimo ritorno di Sforza al Kaiserslautern, in cui vi resta per 4 anni fino al 2006, quando decide di ritirarsi.

In quello stesso anno inizia la sua nuova carriera da allenatore: lo ingaggia il Lucerna, che guida fino al 2008.

Nel 2009 un’altro vecchio amore, il Grasshoppers, lo assume come nuovo tecnico: durerà un triennio fino al 2012.

Lo scorso gennaio, Sforza accetta il ruolo di team manager del Wohlen, la squadra della sua città natale che però va talmente male (ultima in classifica nella Challenge League svizzera) che decide di licenziare il tecnico David Sesa (ex attaccante di Lecce, Napoli e Spal nel nostro campionato italiano) per affidargli la panchina.

Cosa ricorderemo dell’avventura nel nostro paese di Sforza? Soprattutto questo richiamo nel film “Tre uomini e una gamba” di Aldo, Giovanni e Giacomo.

 

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